I VITIGNI DELLA SARDEGNA
La coltivazione dell’uva e dei vitigni in Sardegna affonda le radici in epoche antichissime, perdendosi nella notte dei tempi e mescolandosi con gli arbori della civiltà.
La storia del popolo Sardo si intreccia in un legame unico e speciale alla storia della viticoltura insulare, basti pensare che la “vitis vinifera” è considerata una pianta selvatica sull’isola.
Le particolari caratteristiche morfologiche e territoriali della Sardegna, con l’ aggiunta delle meravigliose proprietà minerali del territorio hanno reso la viticoltura Sarda una della più fiorenti e longeve colture del mondo.
I vigneti sono accarezzati dal clima dolce e coccolati dalle brezze marine, il sole caldo permette di ottenere ottime maturazioni e le rocce granitiche offrono riparo dalle intemperie invernali.
Le colture sono impiantate solitamente su terreni poco profondi e poco fertili, ma capaci di offrire ai vini buona mineralità, soprattutto come in Gallura, con derivazione granitica.
I vigneti sardi occupano complessivamente una superficie di circa 26.244 ettari di terreno e sono situati spesso in collina, producendo ogni anno più di 600 mila litri di vino distribuito al 65,9% in DOP (Denominazione di Origine Protetta) e 14,6% in IGP (Indicazione Geografica Protetta).
I sistemi di coltivazione più diffusi sono a spalliera con potature a cordone speronato ( in cui gli speroni rappresentano la fase di produzione dominante) e guyot (dove viene selezionato un numero limitato di speroni permettendo di modificare e migliorare la crescita della pianta e dei suoi frutti per adattarla agli obiettivi per cui è coltivata).
Solo nelle zone più interne, a causa di limiti pedoclimatici, si utilizza ancora il sistema ad alberello.