SARDEGNA, LA LEGGENDA DI ATLANTIDE

SARDEGNA, LA LEGGENDA DI ATLANTIDE

Una leggenda più recente intreccia la storia della Sardegna con il mito ancestrale di Atlantide.

Atlantide, al contrario di quanto si possa immaginare non era una città, ma bensì un’ isola mitologica.Il primo a narrare la storia di questa isola fu il filosofo greco Platone nel IV secolo avanti cristo.

Atlantide era una terra fertile e generosa, in cui vivevano uomini giusti in pace tra loro, poi d’improvviso venne inghiottita dal mare per volere degli Dei e di essa non rimase che un esiguo ricordo che si è trasformato in leggenda.

Recenti studi e ricerche, basate sulle  ipotesi del giornalista Sergio Frau e supportate dall’ aerofotogrammetria, portano molti esperti a concludere che in realtà la mitologica isola di Atlantide (o Atlante) sia la Sardegna.

Atlantide, nei racconti e nei miti antichi, veniva descritta come una terra ricca di boschi e fiumi e con un clima mite che l’accarezzava durante tutto l’anno, rendendo fiorenti e ricchi i raccolti.

L’isola era anche conosciuta “Isola dalle vene di Argento” perché ricca di minerali.

Secondo la ricostruzione storica, Atlantide si trovava dopo le Colonne d’ Ercole, che rappresentavano il confine del mondo conosciuto e dove scomparve Ulisse durante il suo ultimo e interminabile viaggio alla scoperta del mondo.

Secondo recenti ipotesi le Colonne d’ Ercole non coincidono con lo Stretto di Gibilterra (in Spagna) ma con il canale di Sicilia e recenti studi effettuati sui Nuraghi hanno dimostrate corrispondenze temporali tra il mito di Atlantide e la Sardegna.

 

“La ricerca di Atlantide colpisce le corde più profonde del cuore per il senso della malinconica perdita di una cosa meravigliosa, una perfezione felice che un tempo apparteneva al genere umano. E così risveglia quella speranza che quasi tutti noi portiamo dentro: la speranza tante volte accarezzata e tante volte delusa che certamente chissà dove, chissà quando, possa esistere una terra di pace e di abbondanza, di bellezza e di giustizia, dove noi, da quelle povere creature che siamo, potremmo essere felici…” 

 [L. Sprague de Camp]

 

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